Aurelio Paradiso
IL CENTRO DI SERVIZI CULTURALI DI LATINA (1967-1973)
Il Centro di Servizi Culturali di Latina fu istituito nel 1967 innestandosi sulla precedente esperienza del Centro Sociale Giovanile (1961-1967) promosso, anch’esso, dalla Cassa per le opere straordinarie di pubblico interesse per il Mezzogiorno istituita nel 1950 con l’intento di realizzare un intervento aggiuntivo a quello ordinario dello Stato e degli Enti Locali.
Per adeguare la cultura alla crescita nel campo delle infrastrutture fu attuato un vasto programma comprendente, tra l’altro, 95 centri di servizi culturali nelle regioni meridionali e in alcune zone del centro Italia che non possedevano servizi culturali idonei (Legge n. 717/1965).
I compiti principali dei centri erano:
a. svolgimento diretto di attività culturali avvalendosi di una biblioteca appositamente organizzata e di altri strumenti di comunicazione (film, dischi, giornali, riviste ecc.);
b. collaborazione con la scuola per facilitare l’attività didattica degli insegnanti e quella di ricerca degli allievi;
c. sostegno tecnico a enti, associazioni e gruppi locali, per la realizzazione di autonome iniziative.
In provincia di Latina, oltre al Centro di Servizi Culturali del capoluogo, la Cassa per il Mezzogiorno istituì altre due strutture: un Centro interaziendale per la formazione dei quadri tecnici per le industrie locali a Latina Scalo (CIAPI) e un Centro di assistenza agli immigrati ad Aprilia.
Il Centro di Servizi Culturali di Latina ha operato autonomamente fino al 1973 quando le Regioni sono subentrate alla Cassa per il Mezzogiorno assumendo la competenza anche in materia di biblioteche e di centri di servizi culturali.
Associazioni e operatori, formati attraverso periodici corsi residenziali, seminari, convegni, sono riusciti a proseguire nelle attività grazie alle capacità acquisite sia sensibilizzando maggiormente gli Enti locali e sia avvalendosi di nuove normative regionali, in particolare la Legge regionale n. 32/1978 sulla promozione culturale.
Ma quando entrò in vigore tale legge il Centro di Latina e la rete di aggregazioni locali, che cominciavano a muovere i primi passi verso l’autonomia operativa, erano già stati privati delle sia pur limitate risorse disponibili e soprattutto del personale tecnico professionista capace di promuovere ricerca sociale, animazione culturale e formazione-aggiornamento degli operatori volontari.
L’enorme disagio provocato da tale annullamento viene efficacemente espresso nel documentario del 2018 GIMCM di Giorgio Serra e Gaye Wilkinson (https://www.youtube.com/watch?v=YoTcypd3UuI) ottenuto con nuove interviste e vecchi filmati sull’intenso lavoro volto a favorire l’apertura di centri polivalenti. Questa testimonianza integra quella fotografica sul quartiere R2 Piccarello di Latina pubblicata in «Economia Pontina» nel 1977 (nn. 1-2-3, pp. 9-21) che denunciava, in termini ancora più chiari, la mancata formazione di operatori culturali in provincia e l’emarginazione di quelli che per anni avevano svolto tale funzione nel Centro di Servizi Culturali di Latina.
Le situazioni documentate appaiono più patetiche poiché il Centro di Servizi Culturali di Latina, e quindi i servizi erogati anche alle strutture associative locali ad esso collegate, continuò a essere finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno tramite la Regione.
Non venne però assicurata a livello locale quella «continuità dei servizi» contenuta nella volontà espressa dalla Giunta Regionale nell’atto di affidamento del Centro, rendendo sterili le citate iniziative di base.
Pieghevole del Centro di Servizi Culturali del 1967 in via Oberdan a Latina. L’arredamento del Centro, illustrato nelle immagini, l’allestimento nonché la grafica dell’opuscolo furono realizzate da Antonio D’Erme (ader)